LINDSAY KEMP – REVES DE LUMIERE 1997
7 gennaio 2012
REVES DE LUMIERE (Venezia 1997). I sogni sono anche incubi, delirii, fallimenti di un’età postuma e globale. Ma le mani di Kemp sempre tengono l’energia, i piedi tengono la terra, ‘sciando’ come nel teatro Noh, la testa ovale irradia consapevolezza. Il prana emanato conferisce la magia del movimento che sempre fluisce senz’angoli e in ogni direzione.
Kemp è il dolce eroe della non-parola (mai), dell’arcaico “sorriso degli dei” (Genet). Il suo canto inudibile è qui un inno nello strazio del cigno che affonda (Nuria Moreno), il volo d’Icaro (Nijinskij che vuol essere dio), o l’Angelo dalle immense ali che brucia (come le rovine da cui fugge l’Angelo di Benjamin) e lentamente si riconsegna alla terra.
Una drammaturgia fastosa attorno (bravissimi attori), per uno sviluppo complesso, che giunge fino al cruento omicidio sacrificale. Meglio che nelle folgorazioni “acefaliche” di Bataille, qui una felice rotondità, da embrione futuro, mostra l’impalpabilità dell’estasi preceduta comunque dal sacrificio del corpo fisiologico.
La musica del brano è di Giuseppe Verdi. L’applauso sarebbe stato senza fine.
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