MISTICA – POLITICA
Dopo Steve Jobs, pioniere delle protesi comunicative nel terzo millennio, è andato via James Hillman.
Il messaggio “restate folli, restate affamati” del primo forse non è così diverso dal “fare Anima” di Hillman, che ha mostrato quasi da sciamano la resistenza delle immagini archetipe nella nostra anima.
Lo avevo conosciuto al convegno di Venezia del 1994 sull’ Evoluzione, conversammo brevemente al caffé della Fenice. Alto, eretto, un gentiluomo del Rinascimento, eppure scavato dalla profonda consapevolezza del nostro tempo tragico. Sembrava sempre perfettamente presente e insieme assolutamente ALTROVE, in una “visione di trasparenza” dell’invisibile, degli dei pagani che ancora ci manovrano come burattini – come è chiaro in Omero e nei tragici greci. Da sincretista junghiano, mirava a curare l’Anima del Mondo, che tutti contribuiamo a ritessere ogni giorno. Da saggio antico – come racconta la meravigliosa intervista di Silvia Ronchey a pochi giorni dalla morte – mirava alla consapevolezza socratica. Da studioso dell’alchimia poetica, mirava all’Uno, alla sfericità di una rubedo come nel Paradiso di Dante. Da performer rivoluzionario dell’analisi del profondo, o da buddhista, sapeva che l’attimo della creazione è proprio quello del morire, del congedo, dell’abbandono, sempre il primo e l’ultimo atto.
Quasi scandaloso Quel terribile amore della guerra, uno dei suoi ultimi affreschi pubblicati da Adelphi, sempre così tremendamente attuale, fra primavere e autunni arabi e non – ‘curava’ l’amore per la guerra con le notti insonni per trovare la parola giusta, il varco sulla cima dell’immaginazione.
LE DOMANDE
Potrà mai esservi pace nel mondo finché non ci si senta tutti fratelli, in quanto figli dell’unica Grande Madre Terra e dell’unico padre Cielo ?
Come dunque sentirsi tutti figli, se non valorizzando la GRATITUDINE che spontanea nasce nel cuore al cospetto di un paesaggio, di un cielo stellato, di un’aurora ?
Come valorizzare questa Gratitudine, se non purificando se stessi innanzitutto – praticando soluzioni ecologiche per se stessi e condividendo i beni comuni ?
Come ASSOCIARSI per condividere i beni comuni – l’acqua, l’aria, la terra, l’energia, l’etere (oggi le reti informatiche) se non adottando antiche e nuove ARTI – tecniche di meditazione, tecniche di trasformazione della psiche e degli elementi materiali, tecniche del Linguaggio, della Musica, della Danza…?
Le soluzioni ai problemi più generali sono sempre nelle pratiche: per esempio, la decostruzione meditativa buddhista scompone le emozioni nelle loro particelle più elementari talché, a un’attenzione equanime, non rimane traccia di amico/nemico o attrazione/repulsione, e proprio da questo svuotamento, dalla dissoluzione dell’io e dei suoi amici/nemici, dal sottilissimo ‘brivido’ del nulla sorge ‘naturalmente’ una compassione vera, spontanea, per tutte le creature che ‘non sanno di non essere’…una compassione cioè per tutti i viventi, che s’irradia intorno a chi ha meditato. Mentre la grande narrazione della Bhagavad Gita ci aiuta ad agire senza pre-occuparsi del fine ‘ultimo’, dei risultati. Così non è vano chiedersi se sia possibile un’azione politica senza animosità, se sia possibile mantenere la consapevolezza in piccole o grandi manifest-azioni di ciò che è giusto, se ve ne siano esempi, storici o attuali (Gandhi, Mandela, il Dalai Lama…) ? La risposta vola nel vento, ha detto un poeta.
Una piccola grande sintesi