FILOSOFIA-POLITICA
RISORGIMENTO CULTURALE ORA
Basta col cincischiare della casta politica, basta con spettacolo della guerra ai pm, basta con la frustrazione e l’impotenza del “popolo sovrano” ! Risorgiamo, nel 150esimo del Risorgimento che portò all’unità d’Italia, anche come uomini, ADERIAMO all’iniziativa di manifestazione delle donne per il 13 febbraio SENONORAQUANDO. Noi, popolo sovrano che ha “eletto direttamente il Presidente del Consiglio”, LO DEPONIAMO IN QUANTO NON IDONEO A SVOLGERE IL SUO MANDATO. E’ molto semplice, basta un guizzo di dignità per dirlo apertamente, dopo un ventennio di assuefazione al reality show di questo potere, machismo mafioso, competizione per il denaro-che-compra-sesso (‘equivalenti universali’) e tronfia ignoranza, che hanno fatto scivolare l’Italia nel più vergognoso dei tracolli dai tempi dell’impero romano (nemmeno il fascismo fu così deleterio per la struttura morale-culturale del Paese), dobbiamo dirlo anche come uomini accanto alle donne. C’è un altro Uomo in noi, che vuole altre espressioni di virilità, che vuole la cooperazione a un nuovo modello di civiltà, fondato sullo scambio, la condivisione, l’amore per la natura. Basta con la schiavitù di un lavoro pur che sia, vogliamo realizzare la promessa non mantenuta della tecnologia, la liberazione dalla fatica, dalla povertà, dall’ingiustizia. Noi, popolo sovrano, riprendiamoci la nostra “virtute e canoscenza”, liberamente e sempre connessi in internet, e fisicamente in piazza !
forse più di tante parole può valere un’immagine…
Naturalmente la cosa non è così semplice: primo perché sono tanti, poi perché non basta dirselo, occorre una bacchetta magica per tornare uomini, opposta a quella della maga Circe (che trasformò i compagni di Ulisse in porci…). L’ultima volta ci abbiamo messo un millennio di Purgatorio, dai primi imperatori romani ai liberi Comuni !
E non cambiando argomento: purtroppo la “catena di montaggio in piazza dei Mercanti a Milano” è solo simbolica, occorrerebbe una squadra di attori Chaplin dal vivo e relativi macchinari per far uscire dal film gli spettatori..
ma il mediterraneo brucia !
STUDENTI IN LOTTA PER LA VITA
LA CRISI ECOLOGICA
“Se nient’altro ci unirà, lo farà la crisi ecologica. Per questo, non sono più necessarie quelle forme religiose differenziate, vincolate alla cultura locale, indirizzate in senso sociopolitico, che in passato hanno tenuto gli uomini divisi, dando a Dio quel che era di Cesare e a Cesare quel che era di Dio (…) Sul nostro pianeta sono stati spezzati tutti i confini che ci dividevano: non possiamo più contenere al nostro piccolo mondo locale tutto quello che amiamo, e proiettare le nostre aggressioni all’esterno, da qualche altra parte, perché su questa astronave chiamata Terra non esiste più un ‘altrove’. E nessuna mitologia che continui a insegnarci il concetto di un ‘altrove’ e di un ‘altrui’ potrà mai soddisfare le esigenze di quest’ora. La nostra mitologia del presente dev’essere quella dello spazio infinito e della sua luce, che è fuori ma anche dentro di noi: non più rivolta alla ‘gloria dei popoli’, ma tesa a risvegliare gli individui alla coscienza di se stessi, non come tanti singoli ‘io’ che lottano per il possesso di uno spazio sulla superficie della terra, ma come centri equivalenti della mente globale – senza più confini, ognuno a suo modo d’accordo con tutti.“JOSEPH CAMPBELL, Envoy: No more Horizons (1971) in Myths to Live By, Viking Press, New York 1972; tr. it. Commiato: senza più confini, in Mito e modernità, Red, Milano 2007.
Queste lungimiranti parole di Campbell sembrano riecheggiare le dichiarazioni programmatiche di Obama, il suo tentativo di una politica di concertazione “globale”, che abbia un cuore ‘verde’, ossia il passaggio a un’economia ecologica. E senza dubbio il nuovo paradigma ecologico, anche sotto la spinta del ‘riscaldamento globale’, si è ormai imposto nell’agenda politica dei ‘grandi’ e della stessa opinione pubblica: una economia mondiale che risolva i conflitti in accordi sulle ‘emissioni’ è ormai divenuto un principio comune, qualcosa di più che una ‘mitologia’. Al tempo stesso però, non solo le disuguaglianze fra ricchi e poveri del mondo sono quadruplicate in questi ultimi quarant’anni, ma il clima politico-ideologico si è radicalmente spostato a destra, xenofobia e razzismo sono riemersi in una misura impensabile negli anni ’70 (l’Italia ne è l’avanguardia), e la crisi ‘sistemica’ del capitalismo ormai la alimenta. La paura, anziché la fiducia è il lubrificante delle svolte populiste dei governi e degli stessi lavoratori – la cui ‘classe’ è stata polverizzata dai bassi salari e dalle svolte ideologiche individualistiche già prima della caduta del blocco sovietico. Ma, ancora e soprattutto – nonostante l’apparente pervasività degli ‘studi postcoloniali’ e di un trans-culturalismo nell’arte, nella musica, nella letteratura – è proprio a livello filosofico che la mitologia della ‘luce’ di cui parlava Campbell si è arrestata. Non soltanto cioè in ambito religioso – col papato massmediale e ipercattolico di Woytila e ora con quello regressivo di Ratzinger – ma nelle radici del pensiero (“Europa o Cristianità”) permane il fondamentalismo, quel fondamentale abisso fra ‘io’ e l’ ‘altro’ cui accennava Campbell. Se l’ecologia sembra unire, la filosofia continua a separare – non solo distinguere, ma separare, in modo ineluttabile. E’ forse il principio firmissimum di non-contraddizione, il cuore del logos che ha dentro di sé questo problemon sempre da risolvere ? così sembra, se nemmeno le formulazioni di un Jean Luc Nancy o, per un verso opposto, quelle sulla totalità di un Severino (tacendo di un Cacciari che non si stanca di riproporre la differenza assoluta da mantenere con ‘l’altro’ persino nell’ amore evangelico) – non sembra esserci forma filosofica che non abbia alla base il conflitto fra io e l’altro, fra qui e l’altrove, fra Europa e non-Europa, fra bianco e colorato, fra Occidente e non-occidente. E se questa frattura è metafora di quella fra io intraprenditore e altri esecutori, fra iniziativa tecnico-finanziaria e sua consumazione sociale, lo è anche in senso orizzontale, la competizione di tutti contro tutti gli ‘attori’ e le ‘parti sociali’ del mercato globale. E’ di gran moda Hobbes, homo homini lupus, e lo Stato come rimedio: Roberto Esposito condensa questa visione della ‘necessità’ politico-economica nella formula Immunitas (Stato) contro Communitas (terrore dello stato di natura).
La contrapposizione ‘metafisica’ fra io e altro, fra privato e pubblico, fra Cristiani e non-cristiani, fra grandi paesi industrializzati e stati canaglia, fra nativi e immigrati, fra maggioranza e minoranze – tutto ciò l’etica dovrebbe sanare ? – domina ancora la scena politica mondiale. Con la strisciante e nel caso italiano esplicita criminalizzazione dei secondi termini. E quindi nella semplice questione di vita o di morte, è della morte che si tratta per i secondi. La paura vera è di un nazismo mondiale soft. Allora è di nuovo l’evento improbabile, imprevisto, il moto di riscatto dell’ umano a poter smentire il blocco filosofico-politico.
Giustamente dubiti anche dell’ecologia (che “sembra unire”), perché forse va notato che anche l’ecologia, sul suo versante catastrofista, gioca sulla paura. Semmai la differenza è tra l’alternativa (ecologista, ma non solo) ‘salvi tutti / salvo nessuno’ e il principio (stupidamente egoista) ‘mors tua vita mea’.
Quanto alla filosofia, mi sembra che Gilles Deleuze, indicando la possibilità-necessità di costruire un “piano d’immanenza assoluta” (dunque niente ‘altro’, né ‘altrove’) e valorizzando l’individualismo (certo capitalista nella sua genesi, ma anche possibilmente anticapitalista nella sua prospettiva) attraverso la “macchina da guerra”(“violenza necessaria, funzionale ad una potenza creatrice”) del “desiderio” da lanciare contro lo “stato” (nella consapevolezza comunque del rischio che lo stato fascista s’impossessi della macchina da guerra per dotarsi di una potenza distruttiva) , si muova in una direzione (stoico-spinoziana e nietzscheana) alternativa a quelle che tu indichi come ‘hobbesiane’.
Vedo se l’alta pressione (umidità 40%) e l’abbagliante chiarità di oggi mi aiutano a risponderti.
Che il paradigma ecologico sia divenuto ‘mainstream’ (non in Italia) significa solo che i “poteri forti” si sono accorti che economicamente fa risparmiare, ma proprio per questo socialmente non funziona, non crea masse operaie obbedienti al lavoro, mentre ideologicamente funziona nel consumo – più bello più pulito etc. Lo scontro è dunque fra questi due livelli. La soluzione nazismo soft planetario (Obama – al di là delle belle parole e/o intenzioni) può essere un’illusione, perché neanche con quello le multinazionali potrebbero, per la caduta dei profitti, continuare i loro affari. La soluzione italiana e di altri caudillos, fascismo ‘nazionale’, secondo i suoi artefici evita lo sforzo di riconversione ecologica: ‘tanto vale…’, se il problema è il controllo delle masse (di ‘individui, sì), si faccia direttamente un regime. Ovviamente anche questa è illusione, per la ragione di prima e per quella insita in un nazionalismo fuoritempo. La Lega, ahinoi, è esente da queste illusioni, e continua ad avere più chances. Il leghismo, cioè. Di contro al leghismo, o per astuzia della ragione come sua evoluzione, vedo la decrescita necessaria di Latouche.
Non so se intendevi questo con ‘alternativa’. Seguo il tuo salto alla filosofia. Deleuze: il tutto qui e il desiderio contro lo Stato (Negri). l’immanentismo orizzontale di Deleuze mi pare sempre rivolto alla metafisica europea, l’ultimo assalto al cielo. Ma proprio così si estingue il desiderio, con la fine della distanza. Nel dentro del sistema del desiderio non c’è uscita, qualcun altro ne ha già confezionato il feticcio da consumare. chiaro che Deleuze non parla di questo, ma allora c’è qualcos’altro ? Al modo degli anni ’70 (di Campbell) io la chiamo ancora consapevolezza, una dimensione verticale. Anche di questa il consumismo si appropria, e quindi è sempre più difficile. E allora dico pure che siamo in un tempo di possibili rivolte di schiavi, o di deportati nei ghetti: quando la cosa diventa questione di vita o di morte, allora forse c’è il risveglio.
In Italia sembra che molti, anche quelli che sanno cosa si sta preparando, aspettano questo, non cercano nemmeno di fermare la macchina che stritola: De antiquissima Italorum Sapientia ? o peggio, tutto deve cambiare perché tutto rimanga uguale, pensando già al dopo il caudillo – anche qui, perché darsi tanto da fare (nemmeno le ‘femmine’ credono che si possa fare interdire, come uno psicotico), se basta aspettare che il fiume trasporti il suo cadavere ?
E’ morto Cintio Vitier, e devo fare un servizio su di lui per “Poesia”. Ma se non quaglia la Mostra Padova Fiume di Poesia, preparo il passaporto, perché significa che QUI DENTRO (Italia) non c’è proprio via d’uscita.
A presto
Non entro nel labirinto delle tue argomentazioni, che mi risultano in parte oscure (o perlomeno per me di difficile comprensione), anche se condivido la tua irritazione e, in una certa misura, il tuo pessimismo. Sì, anch’io numerose volte ho pensato alle rivolte di schiavi o di deportati come unica possibile soluzione, ma so anche che queste non hanno mai prodotto rivoluzioni vincenti. Forse solo un’alleanza di bisogno e desiderio potrebbe funzionare, perché i soggetti portatori di solo bisogno non sono abbastanza forti, mentre i portatori di desiderio possono essere facilmente strumentalizzati (come dice anche Deleuze). Quanto alle ‘femmine’, mi sembra che siano ‘in movimento’, ma forse gran parte di loro è ancora ‘sbilanciata’ tra umiliazione e gratificazione (‘tutti’ del resto, oggi vogliono apparire…per ‘esistere’).
Quanto a Deleuze, il suo attacco radicale alla trascendenza non esclude la differenziazione fra “concatenamento concreto” e “macchina astratta” virtualizzante , tra “accadimenti attuali” e “evento incorporeo” (e dunque la verticalità non mi sembra abolita), mentre il suo individualismo non cancella la distanza. Sì, tra le “linee” che lui concepisce: “segmentarie”, “molecolari o fluide” e “di fuga”, giustamente è quest’ultimo tipo che tu (con lui) consideri quella principale, “macchina da guerra”, ovvero “organizzazione della consistenza informale” (il fiume?). Del resto anche tu sai bene che così non si esce comunque dal “piano d’immanenza” (politicamente il “nazismo soft planetario”? – ma vorrei che su Obama tu fossi più esplicito).
Hai ragione, sono sceso troppo NEL mondo, in quello che tu chiami “labirinto”. Il piano storico-politico, dove il discorso è fin troppo esplicito (anche su Obama) nel senso che su quel piano, ‘pessimista’, ci sono i vincoli materiali, il problema dei ricchi e del potere di che cosa fare dei poveri. Su quel piano, di controllo, il nazismo dal volto umano sarebbe quello che non sa che farsene dei Bisogni, vuole solo desideri.
E’ vero che le rivolte degli schiavi finiscono ‘male’ (come deciso anche dal Cristo), ma continuano a splendere, forse sempre ri-escono in qualche modo. “L’alleanza di bisogni e desideri” mi pare riformulare quella fra contadini e intellettuali…
Ma mi è venuto in soccorso Tumminello con un suo articolo su Piero Scanziani, l’inventore del molosso napoletano. E’ che occorre ricordarsi sempre di guardare le cose dallo spazio, e non lo spazio dalla terra. Guardarle a partire dalla gioia, dalla liber-azione, dall’Essere Tutto. Solo allora forse è possibile fare qualcosa che vale anche per il prossimo. Le ‘femmine’ si stanno muovendo, ma ancora non libere, pigliano troppo sul serio il nemico degli italiani.