DUGIN CONTRO LA FINE. II (conclusione)
“Solo una crociata globale contro gli Usa, l’Occidente, la globalizzazione e la loro più completa espressione politico-ideologica, il liberalismo, potrà essere una risposta adeguata”[1] al nichilismo contemporaneo. Non escludo che una simile vittoria possa implicare la rimozione dalla faccia della terra di quell’aura spirituale e fisica da cui ha avuto origine l’eresia globale, quella che insiste sul fatto che ‘l’uomo è misura di tutte le cose’ (Protagora) aggiunge veemente Dugin. E’ singolare che l’origine del Liberalismo, cioè del Male assoluto, sia fatta risalire così indietro e imputata all’Uomo – del quale l’appena scomparso Peter Brook diceva: « L’essere umano è il solo esoterismo che merita d’esser decifrato ». Per Dugin l’esoterismo è il pensiero tradizionalista, quello degli Evola, dei Guenon, dei Burkhardt, ma non è direttamente coinvolto nella pratica della 4TP.
La parola “crociata” fa pensare a una guerra senza quartiere contro l’Occidente, ma si tratta essenzialmente di un processo storico, in qualche modo destinale, inevitabile. La 4TP non è un progetto ben confezionato da schierare contro il liberalismo, di quest’ultimo è in qualche modo l’ombra, la risultante del suo negativo, politicamente e antropologicamente. Da questi risvolti si può partire per indagarne il cuore profondo, prima che da quelli filosofici (infatti, fra i mille riferimenti, ricorre La piega di Deleuze).
E’ insomma dalla crisi ineluttabile, presente, dell’uomo postmoderno che Dugin inizia a proiettare i caratteri del nuovo soggetto politico, precisamente dall’idea di genere. Se nel femminismo liberale (1TP), vien data alle donne una forma standard di eguaglianza, il cittadino femmina, che deve semplicemente copiare i requisiti e comportamenti maschili (la donna guida l’auto imitando il modo di guidare dell’uomo); il comunismo (2TP) si propone di trasformare la sessualità in modo post-borghese, come eguaglianza radicale dei sessi, e quindi, a livello di Bourdieu o Negri e Hardt[2], come liberazione del proletario dal sesso, in quanto costruzione sociale gerarchica: desiderio senza sesso, libertà dal sesso; infine nel nazifascismo (3TP), vi è un eroismo della mascolinità in versione aristocratica (Evola), e un femminile tipo Juni-klub o nella Rivoluzione conservatrice: il ‘premoderno’ del matriarcato nordico di Hermann Wirth, seguace di Bachofen.
La 4TP deve immediatamente rifiutare tutte queste connotazioni, il suo soggetto è dunque: 1. Non adulto, come i “Fratelli Semplicisti”, coltivatori e venditori di erbe medicinali, in quel “Grande Gioco” di René Daumal, Roger Vaillant, Roger-Gilbert Lecomte e Robert Meyrat; 2. Non bianco, come nell’antropologia strutturale di Boas e Lévi-Strauss; 3. Contadino, per esempio l’idea etnosociologica del movimento russo narodnik; 4. Trasgressivo, come Georges Bataille e la sua rivista “Acephale”, l’irrazionale filosofico e poetico, da Hölderlin a Nietzsche ad Artaud; e finalmente 5. Non-uomo: infantile, non-bianco, selvatico, ma anche super-civile, tantrico, musicale; 6. Androgino; 7. Angelomorfico: androide femmina, Atalanta Fugiens, Beatrice. 8. “E in più: la domanda che nemmeno Heidegger ha sollevato – se il Dasein abbia un sesso ? Che sesso ha il Dasein ?” Qui (con grande ironia) Dugin introduce quel soggetto radicale di cui a volte parla come di un Atman-Brahman vedantico: “il Dasein, l’heideggeriano Esser-ci è il centro, il soggetto della 4TP”.
E, riprendendo il discorso in 8 punti, si chiede come ‘funziona’ questo Dasein nella globalizzazione: “Il genere radicale e le trasformazioni di genere dell’Epoca Postmoderna. Entropia dell’Eros”. Intanto, osserva Dugin, nel Postmoderno esiste una convergenza delle tre tendenze di genere – neoliberale, neomarxista, neonazista. “La tendenza neoliberale aspira a massimizzare la figura normativa di un cittadino-borghese trasferendola a tutta la popolazione della Terra: questa è la teoria dei diritti umani. Un cittadino razionale mascolino è concettualizzato come un ‘umano’, o un ‘individuo’ che perde il contatto con il sesso anatomico e sociale, trasformandolo in una figura imperativa globale.” La tendenza neomarxista “insiste nel convenzionalismo sociale del sesso, che diventa attivamente apparente nella legittimazione dei codici omosessuale e transgenere. La libertà dal sesso è realizzata attraverso il suo carattere ludico e permanente. Entrambe le tendenze si uniscono nel neoliberalismo di sinistra con la sua sessualità trasgressiva (gauchisme, moltiplicata dall’individualismo). L’altra direzione dell’ultraliberismo è il nazi-satanismo, sadomaso schizoide”.
Qui Dugin cita come archetipo il “Fa’ ciò che vuoi con chi vuoi” di Aleister Crowley, accompagnato da un principio di prestazione finanziaria e di intrattenimento gay, e per esempio La caduta degli dei di Visconti (1969) e Il portiere di notte (1974) della Cavani, espressioni di estetica nazista + perversione sessuale. Sorprende in questi richiami l’assenza del più provocatore fra gli artisti italiani, Pasolini? Vediamo. Intanto, prosegue Dugin, il panorama attuale è un’esplosione dell’uomo borghese, di cui si salva solo la visibilità virtuale del dominio, mentre sta avvenendo una rapida entropia dell’Eros. E spingendosi ancora più in là, Dugin plaude ad escatologie vecchie e nuove, come quella del Kalki Purana indiano o della smorfia d’addio nel seguito dell’Anticristo.
Ritornando alla contrapposizione della 4TP, ecco che all’opposto del dominio postmoderno della “superficie (fusione soggetto-oggetto, coscienza-corporeità, schermo TV, pelle, vetrina, copertina patinata, sensore, iPad etc.), la pratica della 4TP si costruisce in altro modo: è un’unione di due abissi, alto e basso, una matrice prelogica dello spirito che salva il libero caos, unisce il dolore della terra e la fredda ironia del blu celeste […] la trasgressione del più in alto del sopra e del più in basso del sotto, dove sono nascosti il dietro del cielo e la faccia della terra […], l’invocazione (clamatio) de Profundis et ad Profundum. Il partito della Quarta Teoria Politica non cambia il mondo esistente e non ne edifica uno nuovo. Esso rifiuta il mondo in essere, l’esistenza, riconoscendolo come un costrutto chimerico, tremante e infruttuoso. Lascia il mondo da parte, lo abolisce […]
Fra le pratiche di demenza, riconosce l’homo demens di Edgar Morin, Bataille, Artaud, e poi Foucault, Barthes, Deleuze, Sollers, Blanchot, Durand, Baudrillard e molti altri […] La pratica della Quarta Teoria Politica suggerisce un modello di demenza verticale. La demenza pre-logica eroico-diurna, che implica il totale controllo – non dal lato della coscienza, ma dal lato dell’Angelo di Rilke, […] La demenza verticale è integrale, basata sull’intero immaginario. La Notte e il Giorno sono in contatto fra loro in altro modo che nella cultura, che conduce a sistemi logocentrici. Questo è un cortocircuito dei modi d’immaginare. L’estensione dell’asse verticale della dieresi eroica a entrambi i lati – è sopra la cima e sotto il fondo”.
In questa paradossalità, non palesemente mistica, non sfuggono a Dugin gli ostacoli più duri e concreti all’inverarsi della 4TP. In primis, “come superare l’individuo: con il metodo dell’auto-trascendenza mediante uno sforzo della volontà, o attraverso un incontro esistenziale con la morte e la solitudine assoluta”[3] è la risposta classica. Poi “Ultimo punto. L’Europa è l’Occidente, e il declino è la sua essenza. Raggiungere il punto più basso della sua discesa è il destino dell’Europa. Questo è profondamente tragico, e non qualcosa di cui andare orgogliosi. Così la 4TP è a favore di un’idea europea in cui l’Europa è intesa come una sorta di comunità tragica (come per Georges Bataille)” – o più recentemente, direi come per Massimo Cacciari – “una cultura alla ricerca di se stessa nel cuore dell’inferno”[4] conclude Dugin – non prima di aver sottolineato che per Heidegger l’esistenza è finita, il suo mistero ultimo e più alto è in questa finitezza, che si manifesta nell’Ereignis, nell’Evento: “L’Ereignis è esattamente la fattività della prassi. L’Ereignis è l’escatologia. In Holzwege, Heidegger scrive correttamente <escatologia dell’esistenza>. La pratica della 4TP è la pratica escatologica par excellence.[5]
Ma se, per l’ennesima volta, si vuole avere una descrizione storico-ideografica della 4TP, Dugin ci accontenta: “La 4TP è contro qualsiasi tipo di universalismo, e respinge anche l’eurocentrismo. […] La storia europea è stata sempre basata sulla pluralità delle sue culture e sull’unità delle sue autorità spirituali. Questo è stato distrutto, prima dalla riforma protestante, poi dalla modernità. La liquidazione dell’unità spirituale europea è in parte all’origine del nazionalismo europeo. Pertanto la 4TP sostiene l’idea di un nuovo impero europeo come impero tradizionale con un fondamento spirituale, e con la coesistenza dialettica di vari gruppi etnici. Invece degli Stati nazionali in Europa, un impero sacro: indoeuropeo, romano, greco.”[6] (corsivo nostro).
Un impero dell’Evento dunque, del disvelamento nell’Ereignis, in cui è vitale il Kairos, il momento opportuno per agire, né troppo presto né troppo tardi, perché la caduta degli Usa provocherà la caduta degli altri minori, e “noi non dobbiamo essere fra quelli”. La 4TP è pluralista, ogni popolo ha il suo ethnos, il suo Dasein… per gli iraniani sarà la venuta di Mahdi, per gli Aztechi il ritorno di Quetzalcoatl, Kalki per gli indiani, Maitreya per i Buddhisti, il risveglio dell’Imperatore sopito per gli europei, “per noi russi l’apparire di Santa Sofia, epifania femminile del sacro logos. Lasciate che i popoli riesumino i loro dei e li facciano risorgere. Gli dei uccisi e scacciati dalla strage della modernità. Perché come scrisse Fiedrich Jünger, dove non ci sono più dei, compaiono i titani”.[7]
Può sembrare a volte incerto, ondivago, reticente o imprudente, ma un instancabile Dugin da decenni ormai ripete la sua (facile) dimostrazione del nichilismo contemporaneo, riformulando la sua Quarta Teoria Politica, che ovviamente non può essere ben programmatica come le teorie capitalistiche finanziarie… Da quando è in corso l’operazione speciale in Ukraina più spesso appare in programmi tv, apertamente spiegando le ragioni dell’operazione, e di fatto incarnando quel katechon imperiale il cui scopo tradizionale è ritardare l’avvento dell’Anticristo e quindi la Fine del mondo. Anche perché, con tipica postura da trickster (o “divino briccone”) fra l’altro dichiara che “Se qualcuno non lo implementerà, il tempo finale non accadrà mai.”[8]
NICOLA LICCIARDELLO
5 luglio 2022
[1] Aleksandr Dugin, Quarta Teoria Politica, NovaEuropa Ed. Milano 2017; Aspis Ed. 2020, p.222.
[2] Il testo (pp. 315-316) accenna a Pierre Bourdieu, autore del concetto di campo, e più volte a Impero (Roma 2003) di A. Negri e M. Hardt, postmodernisti di sinistra, che nella pratica del sabotaggio vedono la liberazione dal sistema.
[3] Dugin, op.cit., p.355.
[4] Ivi, p. 359.
[5] Ivi, p. 334.
[6] Ivi, p. 358.
[7] Ivi, p. 379.
[8] Ivi, p. 333.