QUESTO BLOG CONDIVIDE L’IRRIPETIBILE – NON POTER CONDIVIDERE E' IL DOLORE PIU' GRANDE, CONDIVIDERE E' LA MASSIMA GIOIA -POESIA E' LA COSTITUZIONE DELL'UOMO
Splendidamente ‘duro’ (‘eroico’) questo tuo articolo del 2005, perfettamente all’altezza del testo di Hillman, e (purtroppo) ancora assolutamente attuale. Ma il “desiderio d’immortalità” dei poeti che “non si danno pace” non può davvero trasformarsi in desiderio di vita (non eterna)? E questo desiderio comporterebbe davvero un venir meno (nel senso di un annullamento) dell’eros? Non è forse un eros esclusivamente maschile (ed ‘eccessivo’, mortifero) quello che ha bisogno della guerra per produrre solidarietà e altruismo? E non c’è davvero altra alternativa alla “melassa dell’ipocrisia televisiva”, se non “la perdita di sé nell’avventurarsi nella terra di nessuno”?
L’articolo (in uno stile contrario all’habitus giornalistico) è una piccola ritessitura del testo stesso di Hillman.
“La cultura è un’arte marziale”: lo stesso FEMMINILE ha filosoficamente lottato e continua a lottare. La lotta è DESIDERIO, è vita, e al culmine è oblio di sé. Cioè, congedo dell’io, accettazione (esplicita o implicita) della ‘sua’ morte, potenzialmente anche fisica.
Solidarietà non è il frutto della guerra, è il legame onnipresente (latente o meno, negato o meno) fra i viventi. Che desiderandosi si combattono.
La chiave è sempre lo ‘spostamento’ dell’energia dal livello fisico a quello immaginario, che non è meno difficile o cruento, anzi. E che non è ‘maschile’ o ‘femminile’, ma soltanto umano.
Senza questa immaginazione, nemmeno il 99% potrà fare la Rivoluzione.
Splendidamente ‘duro’ (‘eroico’) questo tuo articolo del 2005, perfettamente all’altezza del testo di Hillman, e (purtroppo) ancora assolutamente attuale. Ma il “desiderio d’immortalità” dei poeti che “non si danno pace” non può davvero trasformarsi in desiderio di vita (non eterna)? E questo desiderio comporterebbe davvero un venir meno (nel senso di un annullamento) dell’eros? Non è forse un eros esclusivamente maschile (ed ‘eccessivo’, mortifero) quello che ha bisogno della guerra per produrre solidarietà e altruismo? E non c’è davvero altra alternativa alla “melassa dell’ipocrisia televisiva”, se non “la perdita di sé nell’avventurarsi nella terra di nessuno”?
L’articolo (in uno stile contrario all’habitus giornalistico) è una piccola ritessitura del testo stesso di Hillman.
“La cultura è un’arte marziale”: lo stesso FEMMINILE ha filosoficamente lottato e continua a lottare. La lotta è DESIDERIO, è vita, e al culmine è oblio di sé. Cioè, congedo dell’io, accettazione (esplicita o implicita) della ‘sua’ morte, potenzialmente anche fisica.
Solidarietà non è il frutto della guerra, è il legame onnipresente (latente o meno, negato o meno) fra i viventi. Che desiderandosi si combattono.
La chiave è sempre lo ‘spostamento’ dell’energia dal livello fisico a quello immaginario, che non è meno difficile o cruento, anzi. E che non è ‘maschile’ o ‘femminile’, ma soltanto umano.
Senza questa immaginazione, nemmeno il 99% potrà fare la Rivoluzione.