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L’INDEFINIBILE

9 luglio 2009

L’indefinibile

Inclassificabile

Irripetibile

parola, figura, evento

fuori linea o spaziotempo

l’indefinibile non ha uno stile

è Stile senza stile

è il Tremendo

silenzio senza respiro

Unico, sempre un Altro

l’indefinibile è raro

sempre più raro

troppo ci turba

che senza Leilui

non vi sarebbe vita

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Non poter condividere

è il dolore più grande

Condividere è la massima gioia

nicola licciardello 6 luglio 09



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10 commenti leave one →
  1. giuseppe ferraboschi permalink
    11 luglio 2009 11:44

    Riconosco la tua VOCE, caro Nicola, piuttosto nella LUCE della tua immagine fotografica (“penombra toccata d’allegria”, direbbe Maria Zambrano) che non nella tua poesia, che mi sembra un po’ troppo ‘concettuale’. Ti riconosco nell’immagine in cui la “forza di radici” dell’albero che VIVE e CRESCE si coniuga con la “danza di desinenze” dell’acqua che SCORRE e S’INCRESPA.
    E però forse non basta pro-nunciare e far sentire; c’è bisogno anche di e-nunciare, di far riflettere e di pro-vocare (dunque bene anche “L’indefinibile”).
    Grazie per questo invito alla gioia che mi proponi.

    Pin

  2. 11 luglio 2009 14:00

    Grazie per il commento, così andiamo avanti: hai ragione, c’è bisogno di pro-vocare. Questo blog mi pare che non provoca abbastanza: invita a rispondere con i ‘propri’ atti unici ? cioè a mostrare stralci (presumibilmente Unici) di altri artisti, cari a chi risponde ? o con quelli di chi risponde ?
    Insomma, in che consiste il GIOCO ?

  3. giuseppe ferraboschi permalink
    18 luglio 2009 13:25

    GIOCO? Ma il blog è una cosa seria(le)!

    “La prima parola che dobbiamo rivolgerci” – scrive Luce Irigaray – “è, quindi, la nostra capacità e accettazione di fare silenzio. Tale dovrebbe essere il primo cenno di riconoscimento rivolto all’altro in quanto altro. Nel silenzio, l’altro può avanzare verso di noi, così come noi possiamo avanzare verso lui, o lei. Questo silenzio non è propriamente parlando un mostrare (…) ma piuttosto, o anzitutto, un’indicazione a proposito della nostra attitudine a rinunciare a un significato organizzato solo dai nostri propri segni. E’ l’annuncio di un riserbo, non solo in noi per appropriarci ciò che accade, ma anche fuori di noi per lasciargli uno spazio-tempo per accadere”. (Condividere il mondo, p. 35)

  4. Paolo Pavan permalink
    20 agosto 2009 10:43

    “Poco ci consola perché poco ci affligge”
    Pascal

  5. fernirosso permalink
    14 aprile 2010 18:46

    L’INDIFFERENTE di José Hierro, traduzione di Alessandro Ghignoli

    Adesso saremo felici,
    quando non c’è niente da sperare.
    Che cadano le foglie secche,
    che nascano da fiori bianchi,
    che importa!
    Che splenda il sole o che arpeggi
    la pioggia sul vetro,
    che tutto sia menzogna
    o sia tutto verità;
    che regni sulla terra
    la primavera immortale
    o che declini la vita,
    che importa!
    Che ci siano musiche erranti,
    che importa!
    A che fine vogliamo musiche
    se non c’è niente da cantare.
    (da Alegría, 1947)

    *da Poesie scelte- Raffaelli Editore, Rimini 2003

    Ciao Nicola.fernanda

  6. 14 aprile 2010 19:58

    ciao Fernanda. Ce n’ho una io di peggio, che non ho il coraggio di mettere in una “pagina”.

    MALEDETTA TU SIA LINGUA MIA

    Ma esiste, può
    esistere in un individuo
    un interesse universale ?
    i Santi – non i Beati che
    la Zambrano dice indistinti –
    i santi sono forse individui
    che hanno realizzato
    una compassione universale ?
    che la praticano, volontari di pace ?
    santa Teresa di Calcutta, Albert Schweitzer,
    Che Guevara, Vivekananda, Ramakhrisna,
    Aurobindo, il Buddha, il Cristo, san Francesco,
    Platone e Plotino, Spinoza e Giordano Bruno
    avevano un interesse nel Bene Universale ?
    Ashoka, Marc’Aurelio, Obama volevano
    il bene dell’Impero come strumento
    per la pace universale ?
    erano animati dallo Spirito del Mondo ?
    Galileo e Einstein, anche se volevano
    il proprio bene supremo, la propria felicità
    personale, agivano per conto dello Spirito ?

    Così è, se così sembra.
    Dante dunque, anche.
    Il fondatore della lingua in cui sto scrivendo.
    Non sapevano le conseguenze dei loro atti.
    Come il bene e la pace si trasformano
    nel male, nella guerra, nell’odio.
    Non importa, hanno fatto bene lo stesso ?
    ma allora anche i traditori, i malfattori
    i ladri, i corruttori, i tiranni hanno fatto,
    e il loro male si è poi trasformato in Bene.
    Bodhicitta dell’ira, dell’invidia, dell’avidità.
    Erano necessarie tutte queste ideologie
    del Bene e del Male, perché alla fine
    al global bar di Facebook potesse apparire
    il Vero Volto di ognuno ?
    l’unico, cioè – quello della Vanità ?

    Era necessario dunque fondare
    questa lingua in cui scrivo
    per poterla maledire ?
    quanta fatica sprecata, la vita
    e il suo dirsi nell’uomo !

    Che tu sia male-detta, mia lingua
    che tu sia preda d’altre lingue
    più forti, che ti sbranino
    che ti stuprino e polverizzino
    dolce lingua d’amore e d’ogni illusione
    “di cari inganni, ben sento,
    non che la speme, il desiderio è spento”
    Ma il mio desiderio è ora che
    queste parole sprofondino nell’insignificanza
    che ogni tua volontà receda
    che tramonti tutta la tua ambizione
    e trasmissione (certo da me partendo
    da mio padre, mio nonno… giù fino
    alle scimmie e ai batteri)
    che i tuoi suoni tacciano
    che tu sprofondi nel ventre delle stelle
    arsa in polvere stellare
    densità cosmica del vuoto
    che sia distrutta ogni idea di rinascita
    di senso, di bene-volenza, di musica !
    che tu scompaia, lingua e razza umana
    senza poterti cercare in altrove
    che la vita non s’aggreghi mai più
    che mai più “strisci e si trascini
    tentando di tener nascosta entro di sé
    la luce, penosamente assetata di un altro
    corpo che la conforti”, dice Zambrano.
    Questo pentimento cosmico
    ora è l’unico desiderio
    l’unica pace possibile.

    Semmai qualcuno (con cui condivido)
    la Verità esiste, è non colui
    che vuole il Bene o il male delle creature
    ma colui che non sa
    e ricerca, sempre, finché ha fiato
    la Via – la via per cosa ?
    la via dell’ indistinzione, appunto
    la via dei Beati.
    Anche i cercatori devono estinguersi
    – infatti, finché cercano
    sono ancora la verità della vita
    e non beati.
    Quando cesseranno di cercare
    non saranno più verità
    ma un nulla, beatamente intraducibile…

    nicola licciardello
    24 febbraio 2010

  7. fernirosso permalink
    14 aprile 2010 22:46

    I passo
    .
    Non ci sono più ponti
    sotto cui s o s t a r e
    tutto mi corre sopra a grande velocità
    va verso un disegno di specchi di echi vuoti
    tutto è vetro che si rompe.
    Sto ancora qui
    per terra dentro il pozzo
    prosciugata
    e nemmeno il suono del vento
    può fingere per me un sorso d’acqua.
    Sono secoli che qui dorme l’altra.
    Ancora non è morta ancora nelle sue veglie viene a ferirmi
    coi suoi vecchi pungoli e gli attrezzi arrugginiti
    avvelena me: la sua fame senza fine.
    Ha odore di guasto questa terra
    malata di assenza ferita di arroganza.
    Ha sapore di sangue questa vena che s’interra
    e si disperde dove vorrei seguirla
    dove vorrei spar(t)ire
    in un verde le mie ultime spine.
    .
    II passo
    .
    La sciolsi
    da me la deposi

    sul filo dell’acqua
    senza considerare la corrente

    la furia di quelle lame
    tra la roccia dei graniti

    la memoria la squarciò
    tagliò le gambe le braccia

    la bocca schizzò solo sibili

    rimase in equilibrio a mezz’aria
    tagliata con il ventre aperto come se

    di punto in bianco

    nella pagina di un nuovo immenso silenzio
    avesse potuto partorire una verità

    assoluta

    come se avesse potuto assolversi
    come se la storia avesse potuto stare lì

    tra quelle interiora massacrate

    vocabolario di miserie e nefandezze mai sillabate
    in cataloghi di alcuna lingua.

    Deglutii

    la lasciai morire
    lasciai che in me

    ritornasse sangue.

    Ciao Nicola, è l’intera storia quella che hai scritto, ma la porta, in tutto quel portare alla luce, che chiuda o apra sulla volontà di dare un senso a ciò che non ne ha…ha cardini così pesanti che meglio sarebbe scardinare ogni cosa.
    Ciao,f

  8. 14 aprile 2010 23:38

    Sì, cara Fernanda, sono pienamente d’accordo col tuo giudizio sulla mia MALE(bene)DIZIONE (l’ho letta con ferocia in strada ai giovani del ghetto, ma uno di loro che ha filmato non mi vuol dare il video), ed è opposta a quella letta all’Anfora. Ma nemmeno la tua, bellatroce poesia di guerra, “scardina tutto”. E’ già stato scardinato tutto anche linguisticamente, e così rovescio il tuo “tanto vale” in Bene-dire il Male.
    (mala ?) buonanotte
    Nicola

  9. fernirosso permalink
    19 aprile 2010 16:43

    ne ho anche io una abbasta male-detta.

    m a l e detta parola
    mon(a)ca p o e s i a fatta di fiato
    parola amministrata dentro un cart(ell)one di disegni
    parola somma senza calcolo astenuta estenuata parlamentare parola
    impiastricciata gitante parola gigante
    malgovernata tabulata infuriata parola che s’inturbina si staglia s’impenna
    si strimpella dentro le orecchie bacheche
    di chicchesia prova letta
    allettata parola bis-bis-bigliata bi- lingua parola (s)bocc(iat)a
    sfoderata ai quattro sensi nel palatino
    del cucca e magna et imperat.
    Parola inzaccherata truffata truffatrice camuffata da fattrice
    intruppata e letta parola
    in palchi falcoscenici dell’io
    avviluppato in spira(to) dire e ire
    nutrire ciò che nessuno vede: la fabbrica continua di una lurida guerra.
    P(a)role di parole
    parola per parola incanalate incancrenite parole
    nella gola di una smania senza giusta giustizia
    giustiziata parola da commercio
    tetta culo e ficca nel retto
    monumento aggiustato da un p i c c o n e ll’ a u d i t e l ‘ uffizio santo
    e sacrificale del legare in un solo visibile l’ incrocio laterale
    in-patto l’ori-fizio arti-colato artefice di un orto papabile
    nelle gonadi di un cuore artificiale
    cuore senza più cure né spessore o suono
    spesso rateizzato cuore dell’inganno
    tableaux del culto di ciò che sta dietro
    molto dietro il dietro di ogni uomo.

    Ciao, f.

  10. 19 aprile 2010 17:58

    Perfettamente consona alla mia, denuncia anzi più puntuale radicale totale (la mia invece ne ‘approfitta’ per de-generare il nichilismo, etc).
    ciao, a presto,
    N

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